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METAMORPHOSES

Quando il grande poeta latino Ovidio compose le Metamorfosi attinse ad un bacino sconfinato di miti e leggende che si sono perpetuate nel mondo classico, e riuscì a narrare di ogni forma esistente in natura. Si dilungò in eterni versi musicali scrivendo di creature tormentate che si sostituiscono ad elementi animali e vegetali, trovando nella trasformazione l’unica soluzione al dramma che si stava consumando. Nel corso dei secoli sono numerosi gli artisti che si sono lasciati suggestionare dalle fantasiose immagini tratte da queste pagine: la scultura di Dafne e Apollo del Bernini palpita di vita, nell’affanno della corsa e del desiderio non corrisposto. La giovane Krisztina Szabo restituisce invece, di queste complesse ed intricate vicende mitologiche, una vivida e moderna selezione pittorica, di grande impatto visivo.
L’uniformità del colore e delle forme evidenzia l’astrazione del soggetto che diventa ripetitivo nell’essenza, piatto nell’irrealtà, contemporaneo nella ricerca estetica. Le ninfe non si distinguono nelle fattezze ma nel modus operandi, il contesto vanifica il soggetto.
Esso diventa il fil rouge che unifica le opere, che peraltro mantengono tutta una stessa struttura con una messa a fuoco centrale rispetto allo sguardo dell’osservatore. mitici personaggi non “esistono” nei loro lineamenti, ma nei forti contenuti simbolici che vengono loro attribuiti.

Le prospettive utilizzate sono inusuali, misteriose ed accattivanti, con riferimenti simbolici immediati ed ironici inserimenti di elementi estranei derivanti dalle tradizioni culturali dell’artista.


Barbara Reale

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